Info: 06.9494162 - 347.9118563
Prodotti

Utilizziamo esclusivamente prodotti 100% naturali e a basso impatto ambientale.

Segue >>
Colore

L'arte del Feng Shui e i principi della cromoterapia applicati al nostro vivere.

Segue >>
Ecologia

Siamo specializzati nell'utilizzo di prodotti naturali che rispettano l'ambiente.

Segue >>
Le origini della cromoterapia

Le pratiche cromoterapiche erano note già nell'Antico Egitto: la mitologia egiziana assegna al dio Thot la scoperta della cromoterapia. Secondo la tradizione ermetica, sia gli Egizi che i Greci facevano uso di minerali, pietre, cristalli e unguenti colorati oltre a dipingere le pareti stesse dei luoghi di cura. Nell'Antico Egitto, ogni colore aveva un nome che ne identificava un "potenziale" cioè la funzionalità; il nero era simbolo di fertilità; il giallo, che è sinonimo di "oro" come nell'alchimia, era simbolo di divinità solare; il rosso era simbolo di sangue e fuoco. L'approccio con i colori e con le cure nell'Antico Egitto, deve necessariamente fondarsi sulla considerazione religioso-magico-astrologica che si aveva allora del rapporto fra malattia, cura e trascendenza.

Sul corpo di un uomo vissuto circa cinquemila anni fa e ritrovato mummificato sulle Alpi italiane (conosciuto con il nome di: Mummia del Similaun), sono presenti dei tatuaggi eseguiti sulla pelle delle articolazioni colpite da artrite.

I Greci associavano i colori agli elementi fondamentali (aria, fuoco, acqua e terra) e questi ai quattro "umori" o "fluidi del corpo": la bile gialla, il sangue rosso, il flegma bianco e la bile nera, a loro volta prodotti in quattro organi particolari (la milza, il cuore, il fegato e il cervello). La salute era considerata il risultato dell'equilibrio di questi elementi mentre, la malattia ne era lo sbilanciamento. I colori, così come erano associati agli umori, venivano anche utilizzati come trattamento contro le malattie.

Il medico e filosofo persiano Avicenna (Ibn Sina), che sosteneva che "il colore è un sintomo osservabile della malattia", ideò una carta che metteva in relazione i colori con la temperatura e la condizione fisica del corpo (ad esempio, secondo Avicenna, il rosso faceva scorrere il sangue ed era perciò sconsigliato in caso di ferite o emorragie, mentre il blu lo "raffreddava" e favoriva la coagulazione).

In India, la medicina ayurvedica ha sempre tenuto conto di come i colori influenzino l'equilibrio dei chakra, i centri di energia sottile associati alle principali ghiandole del corpo.

Anche i Cinesi affidavano il proprio benessere fisico all'azione dei vari colori: il giallo rimetteva in sesto l'intestino, il violetto arginava gli attacchi epilettici e così via. In Cina, addirittura, le finestre della camera del paziente venivano coperte con teli di colore adeguato e gli indumenti del malato dovevano essere della stessa tinta.

Dopo alterne fortune nel Medioevo e con l'avvento dell'Illuminismo qualche secolo più tardi, la cromoterapia, che non possedeva riscontri scientifici, fu declassata a pseudoscienza anche se le terapie ad essa legate continuarono ad essere praticate. Le prime testimonianze moderne risalgono ad Augustus J. Pleasanton, generale americano che nel 1871 pubblicò il libro "The influence of the blue ray of the sunlight and the blue color of the sky" (L'influenza del raggio blu del sole e del colore blu del cielo), nel quale sosteneva la propria convinzione, maturata dieci anni prima, che la luce del Sole filtrata attraverso vetri blu, acquistava proprietà curative (il libro stesso fu stampato su carta blu). Secondo idee simili, il dottor Seth Pancoast di Filadelfia pubblicò nel 1877 un libro dal titolo Blue and red light, stampato in caratteri blu su carta bianca con bordo rosso, sostenendo che entrambi questi colori avevano una loro specificità terapeutica. Nel 1878, l'americano Edwin Babitt pubblicò il suo libro "The principle of Light and Color", che ebbe diffusione mondiale e pose la prima pietra per la moderna cromoterapia.

In anni più recenti, nel 1920, il colonnello indiano Dinshah Pestanji Framji Ghadiali inventò la "spettrocromoterapia", una terapia che prevedeva per ogni patologia l'utilizzo di luci di colori diversi, unite a prescrizioni dietetiche. Ghadiali, che operò negli Stati Uniti per oltre trent'anni (durante i quali venne anche coinvolto in diversi processi con l'accusa di truffa), costruì lo "spettrocromo", una macchina che consisteva in una forte sorgente luminosa davanti alla quale potevano essere inseriti filtri colorati. Egli pubblicò anche una voluminosa enciclopedia in tre volumi dal titolo "Spectro-Chrome Metry Encyclopedia" e il periodico mensile dal titolo "Spectro-Chrome".

Predecessori meno discussi del precedente, furono l'italiano Antonino Sciascia e il danese Niels Finsen, pionieri della ricerca sulla luce. Entrambi medici e scienziati, nel 1892 e nel 1893, informarono il mondo accademico delle loro scoperte sulla fototerapia. In base alla dimostrazione dei risultati ottenuti con una tecnica per curare le cicatrici da vaiolo tramite esposizione alla luce, Finsen aprì la strada a studi medici sui reali effetti della luce sul corpo umano, e ricevette il premio Nobel nel 1903 per le sue scoperte sulla fototerapia nella cura della tubercolosi.

La cromoterapia in senso stretto, infatti, è la disciplina che intende curare le malattie con i colori, che stimolano la produzione di determinate componenti dell’organismo più o meno benefiche in date situazioni. In senso lato, la cromoterapia, viene applicata anche ad altri ambiti come quelli che riguardano gli ambienti di una casa, affinchè gli effetti benefici dei colori possano influenzare positivamente la vita di tutti i giorni.